Sport - 17 giugno 2024, 12:39

“Eravamo uniti e coesi. È stato un successo di gruppo”

La nazionale di calcio amputati arriva quinta all’Europeo e si qualifica per il mondiale. In panchina, come secondo allenatore, il fisioterapista pinerolese Maurizio Allasia

Maurizio Allasia, il primo in basso a sinistra, con la maglia bianca, festeggia il quinto posto con squadra e staff

Maurizio Allasia, il primo in basso a sinistra, con la maglia bianca, festeggia il quinto posto con squadra e staff

Si sentono l’emozione e la soddisfazione nelle parole di Maurizio Allasia, fisioterapista pinerolese, con lo studio a None e un passato calcistico dalle giovanili del Pancalieri al Chieri in serie D. Dopo 5 anni passati da fisioterapista della nazionale di calcio amputati, è diventato preparatore atletico e poi secondo allenatore. Al suo esordio negli Europei di Evian (1-8 giugno) festeggia un quinto posto e la qualificazione al mondiale.

“Abbiamo migliorato il sesto posto della precedente edizione, anche se speravamo di entrare tra le prime quattro - racconta –. Ma ci sono prospettive di crescita per i prossimi appuntamenti”.

La nazionale conta su una rosa di 14 atleti: i giocatori in campo possono avere entrambe le mani, ma solo una gamba, mentre i portieri possono avere due piedi ma solo una mano.

“Prima della competizione abbiamo fatto due raduni a Roma e un torneo a Cracovia, poi siamo andati in Francia 4 giorni prima che iniziasse l’Europeo. Ma i giocatori sono seguiti con dei piani di preparazione personalizzati che fanno a casa – spiega Allasia –. Altre nazionali si trovano molto più sovente di noi, ciononostante siamo soddisfatti perché non ci sono stati infortuni e abbiamo fatto fare una rotazione, così hanno giocato tanti minuti tutti”.

Secondo il fisioterapista pinerolese, il segreto di questo risultato sono lo spirito di gruppo che si è creato e la filosofia che animava la spedizione: “Come staff avevamo una linea comune: i ragazzi dovevano andare in campo per divertirsi. Noi davamo alcune linee guida, poi erano liberi di esprimersi – rivela –. È un’altra cosa bella che è successa è che è emerso un gruppo coeso e unito. Anche nei tempi morti in albergo, si è creata una bella alchimia”.

Alchimia che è esplosa nell’abbraccio finale dopo la conquista del quinto posto: “C’è stato un riconoscimento reciproco di quanto ha fatto lo staff per i giocatori e viceversa – conclude emozionato –. Dopo una trasferta così lunga c’era la voglia di tornare a casa, ma anche la nostalgia per lasciare quella che è diventata una famiglia”.

Marco Bertello

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU