E alla fine venne il "duello del Giandujotto", con Italia e Svizzera sui versanti contrapposti: non solo della geografia, ma anche della cucina. Una vera crociata, a ben guardare, scatenata dal dibattito su concetti fondamentali come la ricetta originale e i suoi ingredienti.A scatenare il putiferio, che spinge ora la fazione piemontese a richiedere con forza la tutela del marchio Igp per il dolce tipico della tradizione sabauda, la presenza o meno del latte come elemento fondamentale del prodotto. Il Comitato del Giandujotto di Torino Igp vuole ottenere il riconoscimento a livello europeo con relativa indicazione geografica protetta e "schiera" solo tre ingredienti: nocciola, zucchero e cacao. Di parere diverso i rappresentanti della Lindt, che invece vogliono inserire anche il latte nel disciplinare. Proposta contro cui si schierano marchi arcinoti come Ferrero, Venchi e Domori.
Il tema è tornato d'attualità proprio in concomitanza con l'edizione 2023 di Cioccolatò, ma già da diversi anni la battaglia per l'Igp è stata lanciata dai promotori. Un modo per tutelare una storia iniziata nella seconda metà dell'Ottocento e che - come dice il nome - tradisce una "parentela" con la maschera tradizionale della commedia dell'arte torinese.
Quello della Lindt però non è un intervento decontestualizzato: proprio il Gruppo elvetico infatti controlla ora il marchio Caffarel, uno degli storici produttori del gianduiotto. Ma dai puristi, il latte è visto come un'aggiunta che tradisce una volontà strettamente "industriale". Chi vincerà a disfida?