“Non ci aspettavamo un incremento sul 2024, ma nemmeno un peggioramento di questo genere, visto che già arrivavamo da un anno nero”. Così Ferdinando Uliano, segretario generale Fim Cisl, commenta i dati del primo trimestre 2025 di Stellantis.
Numeri a picco
In tutti gli stabilimenti italiani il calo è del 35,5% con vette del -42,5% per le autovetture. Male anche i veicoli commerciali (-24,2%). E nemmeno Pomigliano d’arco e Atessa si salvano, mentre Mirafiori segna un -22,2%. Un calo pesante, anche se negli altri stabilimenti le cose vanno anche peggio, sia in termini assoluti che percentuali.
Un 2025 di transizione
“Gli annunci sui lanci produttivi del Gruppo sapevamo che avrebbero impattato sul 2026 e che il 2025 sarebbe stato un anno di transizione - prosegue Uliano - proprio come nel caso della 500 ibrida che a Torino partirà solo a novembre. Di certo la situazione sui dazi non facilita un’operazione di recupero di questi dati così negativi e crea ulteriore preoccupazione, anche se l’esposizione di Stellantis non è così significativa. Ma un impatto ci sarà e riteniamo che il piano Von Der Leyen non sia adeguata”.
Mirafiori è il fantasma Maserati
Per Mirafiori la quasi totalità della produzione è legata alla 500 elettrica, mentre “per Maserati la situazione è disperata: 70 esemplari sono lontanissimi dai circa 10mila che si realizzavano negli anni migliori. È una questione che poniamo con forza all’azienda, sono stati fatti errori enormi, è indispensabile che Stellantis chiarisca e definisca una nuova strategia: lo stop a Ghibli, Quattroporte e Levante non è stato compensato”, dice Uliano.
Per quanto riguarda la 500 ibrida l’attesa è molta, “anche in termini occupazionali, visto che ora si sta cercando di tamponare distaccando persone ad altre attività a Mirafiori, come il cambio ibrido. Ma quando partirà la produzione si dovrà intervenire inserendo nuovo personale”.
Ma Maserati non sorride di certo a Modena, dove la produzione è crollata di oltre il 71%: solo 30 vetture, un decimo rispetto a due anni fa.
Comau e Teksid
Restando nel Torinese, Fim Cisl mostra preoccupazione anche su altre realtà storiche: “A fine anno si è completata la cessione della maggioranza di Comau: un’operazione che ci ha visto contrari per non disperdere un patrimonio professionale e industriale”. Mentre per la fonderia Teksid di Carmagnola “le produzioni sono tutte legate alla componentistica e ai motori endotermici. Serve un monitoraggio continuo di verifica sugli impatti occupazionali e sulle prospettive future”.
Rinnovo del contratto
Sul rinnovo del contratto, “a differenza da quando ci vede in conflitto con Federmeccanica, ci attendiamo che Stellantis e le sue aziende facciano la loro parte”, conclude Uliano.