Anche Torino scende in piazza per fare pressione: il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici è fermo e chi, meglio del capoluogo piemontese, sa cosa vuol dire?
La protesta sfida anche la pioggia
La protesta ha sfidato la pioggia questa mattina davanti alla sede dell’Unione Industriali di Torino, proprio nelle ore in cui all’interno c’erano i vertici nazionali di Federmeccanica.
“Facciamo presidio perché la trattativa nazionale non è ripresa e l’assemblea di ieri non ha prodotto una ricomposizione del tavolo. Siamo qui per chiedere che si adoperino per tornare a trattare sugli 11 punti che proponiamo”, dice Rocco Cutri, segretario generale di Fim cisl Torino e Canavese.
Massima attenzione soprattutto sugli stipendi, ma non solo. “Rischiamo di arretrare col salario, soprattutto alla luce dell’inflazione - aggiunge Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino - Abbiamo chiesto orari ridotti per redistribuire tra tutti i lavoro, ma serve anche più sicurezza e lotta al precariato”.
Lazzi: "L'economia rischia di fermarsi"
Edi Lazzi, segretario generale Fiom Cgil Torino, conclude: “Sono diverse decine di migliaia i lavoratori coinvolti in tutto il territorio di Torino e provincia. Bisogna chiudere in fretta. È un periodo complicato per tutti e non è tempo di conflitto sociale. Anche se siamo pronti”.
“Non ci fermeremo: a febbraio organizzeremo scioperi nelle fabbriche se non si convinceranno a concedere qualcosa. Se non rinnovano, l’economia basata sui consumi sarà colpita e potrebbe fermarsi, perché la gente smetterà di spendere. L’inflazione non si ferma”.