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Salute | 09 dicembre 2024, 10:58

Candiolo sviluppa i killer contro i tumori del colon-retto

Due studi mostrano come è possibile rendere le cellule ‘Natural-Killer’ più ‘intelligenti’ nel colpire i tessuti cancerosi

Candiolo sviluppa i killer contro i tumori del colon-retto

Le cellule tumorali del colon-retto, in certi casi, riescono a rendersi ‘invisibili’ per non essere colpite. Ma l’Irccs di Candiolo ha prodotto due studi che mostrano come sia possibili rendere più ‘intelligenti’ le cosiddette cellule ‘Natural Killer’ (Nk) per colpire il tessuto canceroso, anche se cerca di nascondersi, senza aggredire quello sano.

“Le Nk sono un particolare tipo di cellule immunitarie, che pattugliano il corpo, e quando individuano una cellula cancerosa la attaccano e la distruggono, prevenendo la crescita del tumore – spiega Enzo Medico, direttore del Laboratorio di Oncogenomica di Candiolo –. Talvolta però le cellule tumorali trovano il modo per sfuggire a queste sentinelle: diventano ‘invisibili’ e creano un ambiente sfavorevole per le Nk, evitando così che queste le riconoscano e distruggano. Grazie a queste contromisure il tumore riesce a svilupparsi ed evolvere, con le conseguenze che tutti conosciamo”.

Ingegnerizzando le Nk, con l’inserimento di un recettore chiamato ‘Car’ (chimaeric antigen receptor), si può impedire al tumore di sfuggire al loro controllo. Uno degli studi che lo attesta è già stato pubblicato sulla rivista Molecular Therapy, l’altro è in corso di pubblicazione sul Journal of Translational Medicine.

I tumori colon-rettali in Italia colpiscono circa 50 mila persone l’anno. Lo studio in fase di pubblicazione, mostra come le cellule Nk ingegnerizzate contro il bersaglio, mesotelina, possono essere utili contro i tumori che hanno un livello alto di questa proteina (tra i 2 e i 4 mila l’anno).
Nel lavoro già pubblicato, invece, viene descritto un sofisticato circuito genetico che rende le cellule killer ancora più ‘intelligenti’ nel riconoscere il bersaglio del Car, cioè l’oncogene Her2 amplificato, uccidendo le cellule tumorali, senza colpire anche quelle sane.

Ci vorrà ancora del tempo prima che queste scoperte diventino pratica clinica, ma Medico ne delinea già l’uso: “La prospettiva applicativa, in un futuro che si spera non troppo distante, è quella di infondere cellule Nk così modificate nei pazienti il cui tumore del colon presenta entrambi i bersagli ad alti livelli. I prossimi passi da compiere saranno renderle ancora più potenti senza che perdano la selettività, in modo da colmare progressivamente il divario fra i modelli di laboratorio e il letto del paziente”.

Redazione

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