- 09 novembre 2024, 16:00

Skf, da Villar Perosa e Pianezza tutti ad Airasca: i lavoratori chiedono garanzie (e nella notte spariscono gli striscioni) [FOTO]

L'allarme dei sindacati: "Da molti mesi chiediamo chiarimenti, ora tra gli operai c'è molta preoccupazione"

Lo stiscione affisso dai sindacati fuori dallo stabilimento Skf di Pianezza

La beffa, la scorsa notte, ha riguardato gli striscioni che erano stati appesi all'esterno dello stabilimento di Pianezza: nel giro di poche ore dall'affissione sono stati ritrovati a terra, strappati. Ignota la mano che ha compiuto il gesto, ma di certo non aiuta a migliorare il clima attorno alla Skf in queste settimane.

Accorpare due stabilimenti ad Airasca

Da tempo, infatti, i lavoratori chiedono garanzie e certezze in vista del trasferimento che ormai sembra soltanto ai dettagli, nei piani aziendali: così come sta accadendo in altri Paesi, anche nel Torinese la multinazionale svedese sta accorpando le proprie presenze. E così, i lavoratori degli stabilimenti di Villar Perosa e di Pianezza sono destinati a spostarsi nel quartier generale di Airasca. Ad accoglierli, un nuovo capannone costruito apposta.

"Si tratta di una strategia applicata dal Gruppo a livello internazionale - spiega Pino Lo Gioco, esponente della Fiom Cgil -. Vogliono concentrare tutto su Airasca, trasformandolo nel polo centrale in cui produrre cuscinetti a sfera. Quelli che vanno a chiudere sono due siti piuttosto simili tra loro. Sono coinvolte circa 400-450 persone".

Spostamenti e difficoltà

Uno spostamento che rischia di comportare difficoltà sia dal punto di vista logistico che da quello dell'organizzazione. "Per chi si sposta da Villar Perosa ad Airasca, la distanza è importante, ma relativamente più facile da coprire. Ben più difficile è cambiare luogo di lavoro per chi adesso opera a Pianezza. Molti vivono intorno a quello stabilimento".

E così sono state chieste garanzie all'azienda. A cominciare da un servizio bus che possa portare gli operati da Pianezza ad Airasca. C'è poi il tema della mensa: a Pianezza non c'era ed era sostituita dai buoni pasto, mentre ad Airasca c'è. "Dovremo armonizzare le cose", dice Lo Gioco. Che però accende un riflettore anche su un altro aspetto: "Chiedono un contributo mensile per il pullman, ma non sono i lavoratori che hanno chiesto di essere spostati. Speriamo si possa ridurre l'incidenza economica mensile per ciascuno di loro. E poi ci chiediamo dove saranno sistemati i capolinea del servizio: da parte dell'azienda ci è stata garantita massima disponibilità a discutere, ma ormai il tempo passa e si avvicina il momento in cui inizieranno gli spostamenti".

Si comincia a gennaio, si finisce a giugno

La data da segnare sul calendario è quella di gennaio 2025: "In quel momento inizieranno i primi spostamenti, per terminare a giugno del prossimo anno. Ma dopo due anni che se ne parla, i lavoratori ancora non hanno certezze. E' il momento di tirare le fila", conclude Lo Gioco.

E se da un lato è stato garantito che nessun lavoratore sarà lasciato a casa, qualche timore gli operai lo stanno conservando. "Buttano sempre la palla in tribuna, non abbiamo nessuna certezza - dice Rino Di Domenico, rsu rls Fiom Cgil per lo stabilimento Skf di Pianezza - nemmeno occupazionale. Due linee del nuovo stabilimento saranno infatti completamente automatiche e assorbiranno il 65% della produzione, con 8 persone per linea. Non vorremmo che questa fosse l'anticamera alla dichiarazione di qualche esubero".

"Ci tengono sul filo, la gente è preoccupata"

Più in generale, dice Di Domenico, "Ci tengono sul filo. Si dicono disponibili a risolvere il problema, ma rimandano sempre il problema. Dopo tutto questo tempo c'è un forte disagio per le persone e molta preoccupazione. In queste settimane, poi, senza consultarci hanno spostato alcuni colleghi a Villar Perosa: dicono che è una situazione momentanea, ma non è stata una bella sorpresa".

E poi ci sono gli ultimi eventi di cronaca, che non hanno contribuito a rasserenare il clima. "Avevamo chiesto di anticipare l'incontro fissato per il 12 novembre - dice Di Domenico -: lo hanno fatto. Di un'ora! E poi sono stati strappati da ignoti gli striscioni che avevamo appeso all'esterno dello stabilimento. Alle 22.30 c'erano ancora, mentre all'1.30 uno era già stato strappato".