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Sport | 16 settembre 2023, 14:43

La nazionale amputati vince la Nations League B: l’emozione del preparatore Maurizio Allasia

L’ex calciatore di Virle Piemonte segue la squadra da tempo e prima era fisioterapista del gruppo: “Queste persone sono forze della natura”

Maurizio Allasia con il trofeo vinto ad Annecy

Maurizio Allasia con il trofeo vinto ad Annecy

In dieci anni, la nazionale italiana di calcio amputati è passata dal disputare incontri amichevoli a raggiungere i quarti di finale ai mondiali, e a vincere, il 10 settembre, la Nations League di categoria B, conquistando il passaggio nella prima divisione. A seguirne la preparazione atletica in quest’ultima competizione è stato Maurizio Allasia, di Virle Piemonte, dopo cinque anni da fisioterapista della squadra.

“Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato, sono troppo forti – ammette Allasia, che ha uno studio a None –: il percorso è stato molto lungo e difficile, e la vittoria dell’ultima partita, gli sguardi colmi di felicità e gli abbracci sono stati il premio per tutti i nostri sacrifici, della squadra e dello staff”. La preparazione per questo torneo inizia a maggio, a distanza: “La condizione atletica di molti era terribile: ho mandato esercizi e allenamenti molto duri da eseguire in autonomia, perché gli atleti vengono da tutta Italia e non ci sono le disponibilità economiche tali da garantire un allenamento di squadra costante” spiega. Le condizioni complessive migliorano, e al ritiro di luglio a Coverciano si inizia a lavorare di squadra, per arrivare al torneo di Nations League ad Annecy, dall’8 al 10 settembre. Tre vittorie schiaccianti contro Germania, Irlanda e Francia consegnano agli italiani il titolo. “Dopo mesi di allenamento intenso, senza sentire mai alcuna lamentela, le prestazioni sono state straordinarie, e per chi sa cosa c’è dietro, commoventi” rivela Allasia.

Sono stati quattordici gli atleti convocati: per far parte della squadra, i giocatori in campo possono avere entrambe le mani, ma solo una gamba, mentre i portieri possono avere due piedi ma solo una mano. “Queste persone sono forze della natura, e non hanno niente di meno rispetto agli altri, come si potrebbe pensare, ma sicuramente qualcosa di più. Staresti per ore ad ascoltare le loro storie: per me la squadra è un rifugio, un porto sicuro dalla vita frenetica di tutti i giorni” commenta il preparatore atletico, che ha un lungo trascorso da giocatore, iniziato nelle giovanili del Pancalieri. “Nonostante i loro ultimi grandi successi, come questa vittoria e l’ottavo posto ai mondiali di Istanbul dell’anno scorso, non c’è nessun seguito mediatico, nessuna conoscenza di questo mondo: in luoghi come la Turchia, ad esempio, gli atleti sono professionisti, con partite a cui assistono decine di migliaia di spettatori. Spero che qui in Italia le condizioni possano migliorare e l’attenzione crescere, e lo auguro alla squadra insieme a tanti altri successi, perché se li meritano davvero” conclude.

Rosa Mosso

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