È conosciuto come uno dei massimi esperti in architettura montana, architetto e docente universitario, il suo nome è legato strettamente allo sviluppo di Ostana in Valle Po: Antonio De Rossi è tornato dopo tanti anni ad occuparsi di Rorà e in particolare della ex canonica, su cui il Comune sta attivando un processo di progettazione partecipata, con l’idea di un cohousing per anziani. Interverrà anche lui all’incontro pubblico in programma domani sera, venerdì 18 marzo, alle 20,30, nel salone comunale, assieme al sindaco, Claudia Bertinat, e ai rappresentanti dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della Diocesi di Pinerolo, proprietario dell’immobile in vendita da circa due anni, ma che fatica a trovare un acquirente.
Da ricercatore, negli anni Novanta, De Rossi si era già occupato dell’allestimento dell’ecomuseo della pietra di Rorà, con al centro la cava del Tupinet. Nel frattempo ha lavorato in tutta Italia ma non ha più progettato nulla in Val Pellice. “Tuttavia, ogni volta che salivo a Rorà mi fermavo a guardare spesso l’edificio: è in una posizione strategica, così vicino alla piazza principale del paese e con il negozio all’interno. La facciata a nord, lungo la strada principale è molto chiusa, ma quella a sud è davvero bella. Così ho accolto con favore l’invito al dialogo del sindaco”. Non si conosce con precisione la data della prima edificazione della ex canonica ma una dedica a Sant’Anna, che risale al 1740, ne attesta l’antichità.
Il Comune di Rorà ha deciso di interessarsi del destino dell’immobile e di farlo di concerto con gli abitanti con una progettazione partecipata che inizia con l’incontro di domani: “È un edificio importante, centrale, ci dispiace vederlo non utilizzato – afferma Bertinat –. Stiamo valutando con la Diocesi un comodato d’uso gratuito o un’agevolazione per l’acquisto. Ma solo se la nostra idea avrà un riscontro tra la popolazione”.
L’idea su cui punta l’amministrazione è realizzare nella struttura un co-housing per anziani, fornito di assistenza, a cui affiancare alcuni locali aperti all’utilizzo dei giovani per laboratori e attività, e spazi per le famiglie che arriveranno a Rorà con l’intenzione di insediarsi in paese. La volontà è anche di salvaguardare il negozio e riqualificare l’area verde che potrebbe valorizzare paesaggisticamente il centro cittadino. “Molti anziani vivono in borgata, in condizioni di solitudine e lontani dai servizi. Tutte le volte che lasciano il paese perché non hanno assistenza, per noi è un fallimento. Questo progetto potrebbe incontrare le loro esigenze” osserva il Bertinat.
Secondo De Rossi l’idea del Comune di Rorà è conforme alle esperienze che si stanno attivando in tante realtà montane: “È in corso una grande riflessione sulle strutture di welfare, come sta succedendo qui. Molte volte le comunità locali si auto-organizzano per costruire servizi che favoriscano il reinsediamento e che migliorino l’abitabilità del territorio”. Qualcosa di analogo a ciò che sta ideando Rorà, succede proprio dall’altra parte dello spartiacque, ad Ostana: “Si sta lavorando a un co-housing per le famiglie che vogliono andare a vivere nel paese ma che nei primi tempi non possono acquistare casa. Le abitazioni sociali sono un concetto diverso dalle case popolari e costituiscono un supporto per rafforzale la comunità”.