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Attualità | 11 marzo 2022, 11:31

Guerra in Ucraina, i civili scappano dalle bombe di Putin: “In Piemonte potrebbero arrivare 100.000 profughi” [INTERVISTA]

Dario Arrigotti, Console onorario di Ucraina: “Se poi i profughi ucraini diventano 5 o 6 milioni, come ha detto l’alto commissario per i rifugiati dell’Onu, prepariamoci a un arrivo di massa. La situazione è da incubo”

Dario Arrigotti

Dario Arrigotti, console dell'Ucraina

È un incubo: andiamo a dormire con immagini sempre peggiori negli occhi e la speranza di svegliarci e pensare che sia stato tutto un brutto sogno viene spezzata da testimonianze ancora più tragiche”. È con gli occhi commossi e il cuore spezzato che il console onorario di Ucraina, Dario Arrigotti commenta le atrocità che vedono il popolo ucraino morire sotto le bombe di Putin.

 

La fotografia delineata dal console, intervenuto al convegno “La Guerra delle Donne”, racconta alla perfezione il dramma dell’esodo ucraino: “nessuno di noi è in grado di dire quanti saranno i profughi in Piemonte: 2.000 o 50.000? Non abbiamo questa informazione. Se poi i profughi ucraini diventeranno 5 o 6 milioni, come ha detto l’alto commissario per i rifugiati dell’Onu, allora dobbiamo prepararci a 100.000 arrivi”.

 

Console, ma qual è in questo momento la situazione in Ucraina? 

 

"La situazione, come ho detto qualche giorno fa, è quella di un incubo: andiamo a dormire con immagini sempre peggiori negli occhi, nella speranza di svegliarci e capire che era solo un brutto sogno ma purtroppo non è così. Le immagini di questa mattina se possibile sono ancora più tragiche di quelle che abbiamo visto: oltre a vedere gli edifici distrutti in tante città della zona Sud ed Est, ci arrivano immagini di civili morti nella strada, che nessuno raccoglie. Uccisi da bombe, fuoco dei cecchini. E’ un incubo che non finisce e che sembra diventare sempre più sanguinoso".

 

Sul tema dei profughi: sono soprattutto le donne a fuggire, con i figli.

 

"Il 95%-98% dei profughi che arrivano in Piemonte sono donne. Donne giovani e anziane, di cui la metà sono minori. Ho assistito all’arrivo di alcuni di questi pullman e lo spettacolo era desolante: parliamo di persone che fino a ieri vivevano una vita come la nostra e che sono dovute scappare da un giorno all’altro per salvare la loro vita e dei figli. Una signora è arrivata qua con il pigiama e un piumone, non ha avuto nemmeno il tempo di prendere le sue cose. Non aveva nulla, aveva bisogno di tutto. Paradossalmente queste sono le persone più fortunate, perché sono riuscite ad arrivare a un confine sicuro e hanno salvato la loro vita".

 

E poi c’è il tema della macchina della solidarietà: il Piemonte è in prima linea.

 

"Il Piemonte, non per merito del consolato ma per merito della generosità dei suoi cittadini e della velocità con cui le istituzioni si stanno attrezzando mi risulta se non la Regione più all’avanguardia nell’accoglienza, certamente nel numero di quelle che hanno adottato misure più concrete e più rapide. La macchina si è dovuta mobilitare in pochissimi giorni, ore. È uno sforzo collettivo, i cui protagonisti sono le istituzioni, gli enti territoriali, le prefetture, le questure, l’apparato sanitario e soprattutto la società civile: più di 2.000 famiglie piemontesi hanno dichiarato di poter ospitare profughi. Il problema vero è che nessuno di noi è in grado di dire quanti saranno i profughi in Piemonte: 2.000 o 50.000? Non abbiamo questa informazione. Se poi i profughi ucraini diventano 5 o 6 milioni, come ha detto l’alto commissario per i rifugiati dell’Onu, allora dobbiamo prepararci a 100.000 arrivi".

Chi arriva qui poi immagino vada stabilizzato, assistito in tutto e per tutto, vero?

 

"Chi è qui va accompagnato e assistito in tutti gli aspetti della vita quotidiana: cura della persona, scuola ed esigenze basilare. Vi segnalo però che sono persone che vogliono tornare a casa loro al più presto: lo faranno in un paese distrutto, bombardato, come avvenuto in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche in caso di pace e armistizio, non so quanto rapido possa essere il rientro".

 

Andrea Parisotto

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