Sciopero nell'arco di due giorni per il mondo della logistica, anche a Torino e in Piemonte. E' la forma di protesta che è stata proclamata da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti "rigettando integralmente le proposte inadeguate e poco dignitose delle controparti". Si fermano, quindi, sia i camionisti che i guidatori di furgoni per le consegne, ma anche i magazzinieri e gli spedizionieri. Una "platea" che, solo a Torino e provincia, conta 20-30mila persone, che salgono a 50-60mila a livello regionale.
Trattativa fallita, dunque. E dopo il grande sciopero della filiera di Amazon dei giorni scorsi, con l'inizio della settimana si prevedono nuovi disagi per tutto l'universo che attiene alle consegne. Non soltanto quelle degli acquisti effettuati tramite web. "Si deve scioperare contro le inique richieste datoriali, proposte nella prima fase di trattativa, come la precarizzazione del mercato del lavoro, l'abolizione degli scatti di anzianità, la riduzione delle giornate di ferie e permessi retribuiti, l'abolizione del pagamento delle festività e l'impoverimento della clausola sociale messa a garanzia dell’occupazione e del reddito", dicono. E aggiungono: "Si deve scioperare per adeguati riconoscimenti salariali. E’ la prima dell’azioni di contrasto a questa miopia e irresponsabilità della rappresentanza imprenditoriale del nostro Paese. Siamo stati eroi della Pandemia, ora siamo molto arrabbiati".
A incrociare le braccia per la giornata di lunedì, 29 marzo, dovrebbero essere spedizionieri, corrieri, ma anche lavoratori di imprese di logistica e supply chain, di società collegate alle attività di e-commerce e di imprese cooperative fornitrici di servizi connessi.
Salgono a 48 ore invece le proteste dei lavoratori delle imprese di autotrasporto, anche se ci sarà ovviamente un occhio di riguardo e servizi minimi garantiti per la consegne di carburante alla rete di servizio di rifornimento pubblico, il combustibile da riscaldamento, la raccolta e distribuzione del latte, il trasporto di medicinali e forniture per ospedali e case di cura, animali vivi e prodotti alimentari di prima necessità.
"Ci aspettiamo, solo a Torino, un'adesione di circa 10-12mila persone che non si presenteranno sul luogo di lavoro - dice Raffaele Marino, Fit Cisl Piemonte -: sono tutte persone che durante il primo lockdown sono state preziosissime e sempre al lavoro, per garantire le forniture delle famiglie. E adesso, nell'ambito di un rinnovo di contratto nazionale, vengono prese a calci nel sedere. Invece il loro contribuito è stato prezioso come quello degli infermieri. Non devono essere considerati di serie B".