La zona rossa è tornata ad abbattersi su Torino e basta una sola settimana a spalancare nuovamente le porte dell'inferno per l'artigianato torinese. Secondo l'indagine di Confartigianato Torino, infatti, il ritorno alla condizioni più stringente nella lotta contro il Covid ha letteralmente piegato le gambe a tanti settori che già faticavano a rialzarsi dopo un anno così difficile.
In particolare, la flessione dei fatturati fa dal 55% degli alimentari fino al 100% di servizi alla persona che di fatto si sono (di nuovo) bloccati. Soltanto l'edilizia cresce, facendo registrare un +35%, merito soprattutto delle agevolazioni fiscali e i bonus previsti per legge.
Ma un anno dopo, da un lockdown all'altro, la forza e la resistenza delle attività non possono essere più le stesse. “Il settore del benessere è tra i comparti maggiormente colpiti in quanto, dall’inizio della pandemia, sono stati tra i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire - commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - Questa ulteriore chiusura forzata decreterà la cessazione di un terzo delle imprese entro la fine dell’estate”.
Il settore moda (calzolai e sartorie per riparazione) ha registrato una flessione del 75,8%. Per le pulitintolavanderie, il nuovo lockdown sta facendo scendere i ricavi dell’80% circa. Il settore del food - rappresentato in Piemonte da oltre 4mila imprese artigiane (gelaterie, pasticcerie, rosticcerie artigiane, pizzerie artigiane, ecc.) - sta soffrendo ancora: nonostante sia permesso il servizio di asporto e il delivery, il settore sta registrando un calo di fatturato del 54,5%.
“I dati che emergono - riflette Dino De Santis – ci preoccupano molto. A rischiare la chiusura sono soprattutto le imprese artigiane di piccole dimensioni, strutturalmente più fragili ed esposte. Questo lockdown sta mettendo in ginocchio intere filiere. Dietro alle nostre aziende ci sono centinaia di dipendenti, le loro famiglie e una filiera composta da innumerevoli fornitori, meccanici, gommisti, ecc. Se il Governo adottasse per il comparto lo stesso trattamento che riserva al settore pubblico molte imprese potrebbero sopravvivere e far fronte agli impegni finanziari”.
Unica eccezione, appunto, l'edilizia: gli incentivi fiscali, infatti, hanno finalmente prodotto un segnale incoraggiante per la filiera. Anche se il tasto dolente è sempre la situazione della liquidità del comparto.
“Le spese di gestione, gli affitti dei locali, le tasse sono rimaste invariate – conclude De Santis - a fronte, invece, di un importante calo di fatturato. In questo lockdown le imprese non hanno più la stabilità che avevano l’anno scorso: dopo un anno hanno già dato fondo ai risparmi familiari pur di resistere. Oggi la situazione è ancora più drammatica: parte del tessuto imprenditoriale dell’artigianato è compromesso, molto può fare la velocità e la quantità con cui i Sostegni verranno erogati, attraverso l’introduzione di un meccanismo più equo, veloce ed efficiente".